Golconda, il murale. Analisi del dipinto
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GOLCONDA (VIDEO)
Golconda è il titolo dell'opera murale realizzata a Milano (nei pressi di porta Romana) dall'artista nel 2020. Prende il titolo di un dipinto di uno dei padri del Surrealismo: René Magritte. Golconda è inoltre una antica città, ormai in rovina, sita in India centro orientale. A metà del '600 divenne leggendaria per l'immenso giacimento di diamanti, all'epoca unica città al mondo.
Un murale di chiara matrice Surrealista ma con in seno un messaggio elaborato dalla narrazione di una storia che il dipinto stesso vuole illustrare. La storia è quella del suo committente, o meglio, delle sue origini, di una famiglia in cui due città, Milano e Lecco, si incontrano dando alla luce amore, bellezza e benessere. Correvano i primi anni del '900. Da questa unione sorgerà l'Impresa Valsassina, una tra le prime aziende di inizio secolo di Milano e provincia specializzata in impianti elettrici, caldaie, condizionatori e idraulica.
Il dipinto, realizzato su due pareti che si osservano faccia a faccia in un androne lungo 8 metri, altro quattro e largo due e mezzo circa, divide la narrazione in due. Da un lato il passato rappresentato dal Castello Sforzesco che pare fondersi con la natura, con la Grigna per poi immergersi tra le acque del lago nei pressi di Mandello Lario, dall'altra il presente con la nuova city, i suoi grattacieli e lo stesso committente che, da una cima rocciosa di montagna, osserva i suoi defunti in corpi d'api che gli fanno visita. Un esercito di tecnici elettricisti dalla testa a lampadina, nel frattempo, piove dal cielo. Attraverso un'ipnotica scacchiera, infine, che corre lungo le pareti, i due periodi temporali sembrano volersi legare tra loro per poi dissolversi nell'aria e tra le nuvole come tessere contenenti messaggi d'amore.
Simboli, luoghi e azioni si intrecciano così in un'onirica visione. La scacchiera come gioco, sfida, enigma del passato così come del presente e del futuro. Il Castello Sforzesco che riporta al passato mentre la City e il nuovo avanza, i palazzi del potere economico della città benedetti dalla Sacra Madonnina del Duomo che spunta, come unica guglia, tra le nuvole che lo sommergono. Le api, nella comparsa dei defunti, suggeriscono invece il ruolo determinante che questi ultimi detengono nella favola illustrata: preservare il futuro. Come insetti impollinatori che si battono per la conservazione della natura, lo stato delle cose. E per finire un esercito di elettricisti che sembra pronto a far luce sulle cose o a generare idee, cala lentamente dal cielo quando. all'immprovviso, ecco comparire un angelo nell'atto di dirigere il lento e sicuro atterraggio.
Attraverso una pittura semplice ma ricca di dettagli, che parte da una richiesta ben precisa del committente, l'artista ci offre una narrazione trasformata, con visibile ambizione, in un'ennesima schiocca meraviglia, in una fiaba dal volto pop surrealista. Quasi un secolo prima, il pittore futurista Cesare Andreoni, realizzò, con la stessa ambizione, un grande dipinto che la famiglia Valsassina gli commissionò. Il quadro è esposto nello stesso spazio in cui oggi è dipinto il murale.