Dialogo con la natura. Interpretazione



Il dipinto potrebbe suggerire un dialogo tra madre e figlio, e in parte lo è, ma il mio intento va ben oltre il rapporto umano; l'eterno dialogo che da sempre esiste tra l'essere umano e la natura.
Aristotele attesta che non esiste nessuna frattura tra l'uomo e la natura mentre per Darwin gli organismi viventi, uomo compreso, discendono in tutte le loro forme da un antenato comune. Verrebbe da pensare che l'intero Universo sia figlio dello stesso antenato, madre del nostro sole, del nostro pianeta, della vita sulla terra e della vita in generale. Insomma, il dialogo tra l'essere umano e il Cosmo è inequivocabile e costante, e poiché l'immaginazione è la chiave per unire ragione e sentimento ho deciso di dipingere e di illustrare una storia con protagonista una donna in dolce attesa. A stretto contatto con la natura, la futura madre, immersa in acqua, fonte e soluzione della vita, dialoga con la stessa per mezzo di una sorta di migrazione del verbo.
Ispirato forse anche da Leopardi con il racconto "Dialogo della Natura con un islandese" letto molti anni fa, ho immaginato una contatto intimo tra l'uomo e la natura attraverso la nascita, tenuto conto che la maternità è il fondamento dell'esistenza umana. Un dialogo che comincia prima della venuta al mondo, dalla prima comparsa nel grembo di una madre. E' un confronto inevitabile per comprendere la nostra stessa esistenza; il confronto con il Cosmo che non conosce tempo e capace di mostrarci la sua e dunque la nostra vera identità in cui il male e il bene convivono in ogni forma di vita, in ogni luogo e in ogni cosa. Una madre non può che incarnare il bene ai nostri occhi, ma l'equilibrio di cui necessita la natura non ci lascia altra scelta se non quella di ricevere anche il male.

Nel dialogo leopardiano l'islandese, dopo aver viaggiato «per cento parti della terra» alla ricerca di un luogo in cui poter essere felice, conclude che è irrealizzabile e incolpa la Natura che risponde così: “Tu mostri non aver posto mente che la vita di quest'universo è un perpetuo circuito di produzione e distruzione, collegate ambedue tra sé di maniera, che ciascheduna serve continuamente all'altra, ed alla conservazione del mondo; il quale sempre che cessasse o l'una o l'altra di loro, verrebbe parimente in dissoluzione. Per tanto risulterebbe in suo danno se fosse in lui cosa alcuna libera da patimento. I principi del male e del bene sono dunque indissolubili per Leopardi.
Il dipinto non vuole essere una raffigurazione del suo racconto ma piuttosto una mia interpretazione del messaggio che lo scrittore ci ha lasciato. L'ignoranza e l'imperfezione, la coscienza e la perfezione, condizioni che convivono nell'essere umano come il sole, la pioggia, il gelo, il terremoto o le eruzioni vulcaniche. Condizioni che io ho voluto rendere visibili nella mia pittura attraverso l'inquietante mano della futura madre che poggia sul suo ventre o per mezzo di oscuri abissi del lago abitati da perturbanti esseri viventi, immagini che chiaramente personificano il male. La maternità, il poetico paesaggio o i colori del cielo che si accendono sopra Villa del Balbianello (lago di Como) invece incarnano il bene. Il dialogo in questo modo si consuma in una sola immagine in cui uomo e natura si rispecchiano e si riconoscono in un insieme che li rende identici e inscindibili.